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Salute e Benessere / trattamento frattura del piatto tibiale

Quando parliamo di frattura del piatto tibiale cosa intendiamo?
La frattura del piatto tibiale rappresenta uno dei traumi più significativi del ginocchio. Il trattamento di questo tipo di fratture infatti dipende dal tipo di frattura stessa sia essa SEMPLICE o COMPLESSA e dipende inoltre dal grado di coinvolgimento delle strutture capsulo legamentose e delle strutture vascolari che si occupano dell'irrorazione dei tessuti.



- Cosa s'intende per piatto tibiale ?
Si definisce piatto tibiale la superficie superiore dell'epifisi distale della tibia. Questa superficie a contatto con il femore costituisce una parte dell'articolazione del ginocchio. L'articolazione del ginocchio è costituita infatti, dal femore con i suoi condili e con la sua superfice patellare rappresentata dalla rotula insieme con la tibia e le sue superfici condiloidee e rappresenta, una delle articolazioni più importanti del nostro corpo. Questo tipo di articolazione infatti supporta il carico corporeo, ed è fondamentale per tutte le attività di vita quotidiane come la stazione eretta e la deambulazione. Attraverso il complesso sistema di legamenti che si inseriscono su tibia , femore e rotula, questa articolazione permette movimenti di flessione e di estensione di intra ed extrarotazione e permette inoltre al nostro corpo di adattarsi a cambi di posizione. Vi sono inoltre i menischi che si collocano tra i condili di tibia e femore che permettono una maggiore stabilita dell'articolazione, assorbono gli urti e diminuiscono l'attrito delle superfici articolari nei vari movimenti.

- Il tipo di trattamento per questo tipo di fratture in base a che cosa varia?
Il tipo di trattamento varia in base al tipo di frattura che ci si trova davanti e al coinvolgimento delle strutture capsulo legamentose del ginocchio.

Vi è un trattamento di tipo CONSERVATIVO quando la frattura risulta essere semplice e le strutture capsulo legamentose non sono coinvolte, e può essere risolta con un tutore che permette la stabilizzazione della frattura e il riconsolidamento dei monconi ossei.

Più complesso invece è quando la frattura risulta SCOMPOSTA. In questo caso infatti si ricorre prima di tutto al trattamento chirurgico, le metodiche chirurgiche sono varie e possono essere riduzione ed osteosintesi a cielo aperto,  osteosintesi con fissatore esterno o osteosintesi percutanea. Il risultato dell' operazione è legato alla qualità della riduzione, la stabilità della sintesi e il recupero dell'allineamento tra i due monconi ossei.

Dopo l'intervento il paziente deve tenere un tutore che permette un'ulteriore stabilita dell'articolazione per un periodo che varia da qualche settimana fino a due mesi per poi inziare la fase di riabilitazione.

- Che tipo di riabilitazione bisogna effettuare dopo la rimozione del tutore?
Dopo la rimozione del tutore si ci concentra da subito su esercizi di mobilizzazione delle varie articolazione dell'arto inferiore volte a prevenire aderenze capsulo legmentose e rigidità articolari che rappresentano le complicazioni più frequenti in questi tipi di interventi. Al fine di recuperare l'articolarità si tende anche ad usare uno strumento chiamato kinetec che permette al paziente i movimenti di flesso - estensione del ginocchio e favorisce un recupero del range articolare più rapido.

Vengono inoltre fatti svolgere al paziente degli esercizi guidati di rinforzo muscolare di tutto il complesso muscolare dell'arto inferiore di modo da riportare il tono muscolare ad uno stato ottimale e far in modo che il paziente possa man mano concedere un carico progressivo per ritornare ad una condizione ottimale.

Alla ripresa del carico progressivo e della stabilizzazione dell'articolazione si ci concentra inoltre sul recupero degli schemi motori nei vari movimenti e nella coordinazione stessa di essi.

Molto consigliata anche come tipo di fisioterapia può essere l'idrokinesiterapia, attraverso la riabilitazione in acqua si hanno molteplici vantaggi nel recupero dell'articolazione dato che  il galleggiamento e la pressione idrostatica, favoriscono la diminuzione del peso corporeo e consentono di ottenere movimenti più ampi e riducono lo spasmo muscolare permettendo un precoce recupero del range articolare, il movimento in acqua aiuta anche il circolo vascolare aiutando a prevenire fenomeni di gonfiore dell'articolazione che sono da ostacolo nel processo di recupero di articolarita'  e di tono muscolare.

Dopo il recupero della stazione eretta e del carico completo il fisioterapista concentra la riabilitazione sul recupero dei suddetti schemi motori ossia recupero di forza ed elasticità muscolare in diversi tipi di movimenti al fine di riportare al completo recupero sia l'arto operato che il corpo nelle diverse azioni motorie. Questo aspetto risulta infatti essere molto importante, dato che quando si parla di riabilitazione di un'articolazione non si deve mai sottovalutare e tralasciare il resto del corpo al fine di poter ritrovare un'equilibrio tra la parte operata e gli altri segmenti corporei.
 
Dott. Francesco Facchini
Fisioterapista, specializzato in Patologie Neurologiche, Ortopediche e in Ginnastica Posturale
facchini.fl@tiscali.it




Postato il Venerdì, 17 aprile @ 16:32:21 CEST di redazione


 


 
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