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Domande e risposte sullinfluenza AH1N1

A cura del dott. Sandro Scatena, medico di base del Poliambulatorio in Via Roma 3, Formello
Negli ultimi giorni i casi di febbre con temperature superiore a 39 gradi, cefalea, mal di ossa, e sintomi da raffreddamento sono drasticamente aumentati, sopratutto nelle fasce giovanili della popolazione. I media continuano a proporci come primo servizio in tutti i TG i numeri statistici, insistendo sul numero dei decessi causati, sia direttamente sia indirettamente, dalla nuova influenza- che poi tanto nuova non dovrebbe essere vista la parziale immunità delle persone più anziane, già venute a contatto, nella loro vita, con forme simili.
 
Quale è la reale pericolosità di questa influenza? 
Dai dati a disposizione, la sua pericolosità in termine di casi gravi non è più alta di una qualsiasi altra influenza, e la possibilità di una diagnosi certa è impossibile se non usando test specifici, attualmente disponibili in numero scarsissimo e riservati ai malati gravi. La differenza sostanziale sta nella sua contagiosità e sul numero scarso di soggetti già protetti... 


 



Cosa significa ciò? 
Un numero di malati molto più alto e quindi un numero di potenziali casi gravi molto più alto con ripercussioni gravi sul sociale della nazione. Se si ammalano il 30% dei medici è chiaro che l'assistenza alla popolazione sarà minore, non potendo il restante 70% far fronte a tutto, e questo varrà per tutte le categorie del sociale.
 
E' necessario vaccinarsi ? 
Teoricamente si, anche se i dati disponibili sono pochi e contraddittori. I vaccini usati sono diversi nelle diverse nazioni, e i tempi di preparazione e sperimentazione sono stati più ridotti che di norma. Oltre a ciò, nonostante sia dall'inizio di settembre che si parla di vaccini già pronti per essere usati, a tutt'oggi nella Regione Lazio sono state somministrate solo pochissime dosi, e nella nostra ASL RMF ancora nessuna, neppure i soggetti definiti più a rischio e primi a dover essere vaccinati- cioè il personale sanitario- sono stati convocati per la vaccinazione.

Ricordiamo che lo stesso vaccino per poter funzionare ha un tempo di latenza di 15-30 giorni per cui, solo dopo tale tempo il sistema immunitario sarà in grado di difenderci. E' possibile, quindi, che i vaccini saranno disponibili solo durante la fase di picco o calante dell'infezione con risultati nulli.

Ma manteniamo la calma- cosa fare se noi o i nostri congiunti abbiamo la febbre? 
I consigli sono gli stessi di sempre: riposo, antipiretici, liquidi, sintomatici per la tosse e i dolori osteomuscolari. La temperatura alta dura, in genere, 3-4 giorni. Consultare il medico telefonicamente all'inizio. Sarà lo stesso sanitario a decidere, dopo brevi e semplici domande, se c'e' necessità di una visita medica o solo di continuare il contatto telefonico. Non intasare i Pronto Soccorso inutilmente. Recarsi in ospedale solo se, non riuscendo a contattare il sanitario di fiducia, dovessero, anche immediatamente, comparire complicazioni tipo: difficoltà a respirare con cianosi (cute e mucose bluastre), tosse con espettorato ematico (sangue), confusione mentale, vomito inarrestabile.

Solo al termine del periodo invernale sapremo con sicurezza: quanti casi ci sono stati, quanti di questi sono stati gravi, quanti decessi saranno da attribuire al virus, se il vaccino funzionerà e quanti danni farà. Allora, tirando le somme, decideremo se tutto questo è stato tanto fumo senza arrosto o qualcosa di veramente serio, e come avranno risposto le istituzioni e le organizzazioni sanitarie mondiali alla crisi.




Postato il Martedì, 03 novembre @ 14:53:47 CET di redazione


 


 
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